Leggi il 1° capitolo di "Solo femmine"

"Solo femmine" di Annalisa Casalino

Capitolo 1 - Emilia

 

Se n’era stato in agguato nell’ombra, in attesa che una di loro percepisse la sua presenza. Le ha spiate a lungo: Silvia che si faceva truccare dalle amiche, Maria che si metteva un po’ di rossetto aspettando il suo turno, Elena che si esibiva in una danza sguaiata imitata da Isabella. Poi, ha fatto la sua apparizione nel bel mezzo della festa dei tredici anni della sua primogenita. Mia cognata Caterina aveva concesso alle ragazze quella piccola distrazione sapendo che Leonardo sarebbe rientrato il giorno dopo; non poteva immaginare che lui avrebbe anticipato il ritorno. Per non perdersi il compleanno della figlia. Per controllare che in sua assenza non venissero infranti i suoi divieti. Perché non dimenticassero chi comandava.

Quando sono arrivata, come al solito in ritardo con il regalo di Silvia incartato alla bell’e meglio, in giardino erano rimasti solo i trucchi sparsi sull’erba, lo specchio a faccia in giù e la voce di Madonna che cantava True blue, baby I love you. Non mi ci è voluto molto a capire. Se sapevo della maniacale severità di mio fratello? Ovvio, lo sapevamo tutti, ma negli anni Ottanta un padre intransigente e rigoroso non era certo uno scandalo. Ho attraversato il giardino, sono entrata in casa e ho fatto come lui: mi sono messa in agguato. Dal vestibolo ho scorto Silvia in piedi, al centro della sala: tremava e piangeva, il trucco le colava lungo il viso. Non ho avuto il tempo di avvicinarmi a lei perché l’ho sentito scendere le scale come una furia. Doveva aver appena rinchiuso le altre figlie in soffitta, una prassi dalle origini lontane. Mi sono schiacciata contro la parete, riparata dai cappotti appesi. Non ho visto altro. Però ho sentito chiaramente lo schiocco del ceffone sulle guance di Silvia, i suoi singhiozzi, e il rumore della stoffa che si lacerava. A quel punto sono tornata sulla soglia di casa, ho chiuso la porta e ho suonato il campanello.

Ci sono voluti molti minuti e un altro paio di scampanellate, ma alla fine mi ha aperto. Era solo e perfettamente calmo. Di sicuro aveva condotto Silvia in soffitta, con le sorelle. Il suo sguardo glaciale è stato eloquente. Gli ho lasciato il regalo per mia nipote e me ne sono andata. Non c’è stato bisogno di frasi di circostanza, tutto era chiaro: io sapevo, lui sapeva che io sapevo.

Perché non ho fatto nulla? Ero decisa ad andare al più presto da mio padre e metterlo al corrente di ciò a cui avevo assistito. Mi pregustavo il momento in cui sarei stata io a mettere all’angolo mio fratello, e non viceversa. E sì, forse, se l’avessi fatto, le cose sarebbero andate diversamente. Ma, come mio padre amava dire, i se e i ma sono il paradiso dei coglioni. Non ho detto nulla. Non ho fatto nulla. Non ho parlato per opportunismo, per convenienza.

Ho taciuto perché in quel periodo ero completamente nella merda, un’altra volta sull’orlo del baratro. Avevo un figlio di un anno e stavo per divorziare, una notizia che aveva avuto un effetto devastante, soprattutto per mia madre che, di sicuro, dopo un simile scandalo – non il primo – avrebbe chiuso i rubinetti. Il mio unico alleato – Edoardo, l’altro fratello – da Dublino avrebbe potuto fare ben poco e Leonardo mi ha presa in contropiede.

In un primo momento, quando mi aveva invitata a bere un caffè, pensai che fosse per parlare di quanto avevo visto a casa sua qualche giorno prima, per darmi una spiegazione plausibile e perentoria, per convincermi, in qualche modo, che la scena a cui avevo assistito era stata un’eccezione. Invece aveva dichiarato che la scelta di divorziare era la migliore che avessi fatto nella mia vita, che non meritavo di passare il resto dei miei giorni accanto a un vecchio che, oltretutto, mi aveva tradita. Non mi è nemmeno passato per la testa di dirgli che era stato ampiamente ricambiato. “Se vuoi posso parlare io con la mamma,” aveva detto alla fine mio fratello. Con l’appoggio di Leonardo, il mio divorzio avrebbe assunto tutt’altra tinta.

Non c’era stato bisogno di aggiungere altro: accettando il favore, accettavo lo scambio.

Non mi sono precipitata da mio padre, dopo, né mi è più capitato di assistere a scene simili. Del resto, non ci sono più state feste di compleanno, né uscite, né fidanzatini, povere ragazze; né amiche. Almeno fino alla comparsa di Paulina Degas.

 

>> PREORDINA ORA "SOLO FEMMINE" IN CARTACEO E DIGITALE <<

Torna al blog