Anteprima – Momento critico – Paolo La Paglia

Anteprima – Momento critico – Paolo La Paglia

Vi lasciamo una piccola anteprima gratuita del prossimo thriller di Paolo La Paglia, “Momento critico”. Buona lettura!

 

 

SI APRONO LE DANZE

Prima mossa: pedone in d4

Pine Bluff, Arkansas, ore 9.55

 

L’uomo con il cappello, gli stivali e i jeans scoloriti apre la porta della caffetteria. Si ferma sulla soglia e getta uno sguardo all’interno: il locale ha la forma di un parallelepipedo allungato. Di fronte all’entrata c’è un bancone in legno con una specchiera e scaffali colmi di bottiglie. Sulla sinistra vi è un passaggio che dà su un piccolo cucinino e un uscio che introduce ai bagni. Due figure in miniatura, un uomo e una donna con una scritta mezza sbiadita dal tempo – W.C. – sono incollate sull’entrata per indicarne la destinazione. Sulla destra, una porta consente l’uscita sul retro. C’è anche un grosso televisore che in quel momento è spento. Tutt’attorno ci sono decine di stampe colorate, che perlopiù rappresentano bottiglie di whisky o uomini dallo sguardo duro con in mano bicchieri colmi fino all’orlo. Una quindicina di avventori è seduta ai tavoli, accanto alle due ampie vetrate che danno sul parcheggio.

L’aria è impregnata dall’odore di olio fritto e carne cotta.

L’uomo non ha nulla di strano, a parte una benda sull’occhio sinistro che lo fa assomigliare a un pirata e uno spolverino marrone che gli arriva alle caviglie, un po’ troppo pesante per i primi giorni di luglio.

Tiene ancora una mano sulla maniglia, mentre l’altra è nascosta sotto il soprabito. Per un po’ resta lì, come se stesse valutando il da farsi. Poi, con un rapido movimento, estrae da sotto le pieghe della lunga giacca un fucile a pompa, si volta alla sua sinistra e spara un colpo a un tizio con gli occhiali seduto a un tavolo. Gli sbriciola la testa, e frammenti di cervello schizzano sulla donna di colore seduta di fronte a lui. Un silenzio carico di stupore e paura cala come una colata di piombo fuso, e il tempo sembra fermarsi.

Il pirata, senza dire una parola, si avvicina al bancone, dove un uomo con i capelli completamente bianchi e un assurdo grembiule a pallini verdi è schiacciato contro le mensole alle sue spalle, come se volesse sparire. Tiene le mani alzate, e in una ha ancora la paletta con la quale stava preparando hamburger e hot dog fino a pochi istanti prima.

«Hai delle armi?» domanda con voce bassa e roca.

L’altro sembra non aver capito, perché continua a tenere le braccia sopra la testa e a tremare come una foglia scossa dal vento.

«Ho detto: HAI DELLE ARMI?» ripete, alzando leggermente la voce.

«U… u… una pistola qui, sotto il b… b… bancone.» Sembra quasi che il solo pronunciare quella frase gli abbia tolto tutte le forze, perché accenna a cadere in avanti.

Lui gli appoggia la canna del fucile contro lo sterno. «Non svenire, perché se lo fai ti sparo un colpo in testa. Chiaro?» Gli occhi del cuoco si spostano impercettibilmente verso il corpo senza vita riverso sul tavolo, dove il sangue ha iniziato a colare, imbrattando il pavimento. «Dammi la pistola. E fallo molto lentamente, con la mano sinistra.»

L’uomo, sempre tremando, tira fuori da sotto il bancone una Sig Sauer e gliela consegna. Lui toglie la sicura e se la infila tra la schiena e la cintura dei pantaloni.

«Chiudi a chiave la porta che dà sul retro.» Accompagna la frase con un cenno del capo, indicando alla destra del bancone.

Ancora una volta, il cuoco si sposta con grande fatica; sbuffa a ogni passo, quasi stesse scalando l’Everest. Infila una mano nella tasca del grembiule e ne estrae un mazzo di chiavi. Impiega più tempo del dovuto, perché le dita gli tremano come se fosse in preda al delirium tremens. Dopo averne scelta una, la inserisce nella toppa e chiude con due mandate. Poi, accorgendosi della mano tesa, gli consegna il mazzo e torna ad alzare le mani.

«E tira giù quelle braccia, Cristo Santo, non siamo in un film di Bruce Willis.»

L’altro sembra non capire la battuta e continua a tenere le mani sopra la testa, come un giocatore di pallavolo pronto a fare muro.

Il pirata scuote il capo in un gesto sconsolato. Si volta verso i tavoli che sono a fianco delle vetrate che danno sul parcheggio. Deve alzare la voce per farsi capire al di sopra dei pianti e dei lamenti. «Se farete ciò che vi dico, non vi accadrà nulla di male. Ma se provate a fare i furbi…» Lascia la frase a metà, spostando lo sguardo sul corpo dell’uomo al quale ha sparato. «Avrete dei problemi. Forza, tutti da questa parte.» Indica il lato destro della caffetteria con il fucile.

I clienti cominciano lentamente a spostarsi. Si muovono come in trance, con gesti lenti e misurati e gli occhi sbarrati, simili a zombi in un film dell’orrore. Un paio di bambini si stringe piangendo alla madre.

La donna di colore seduta davanti all’uomo morto è l’unica a non fare il minimo movimento. Continua a fissare il cadavere a bocca aperta e ha quasi le sembianze di una statua per quanto è immobile.

Il pirata attende con pazienza che tutti gli avventori si spostino, tenendoli d’occhio con l’arma puntata. Alla fine, indica con un dito una ragazza bionda in pantaloncini corti.

«Tu, vieni qui!»

L’ordine è perentorio, ma lei esita. Un uomo al suo fianco le dà una piccola spinta e la ragazza si gira a guardarlo con una strana espressione sul volto, un misto di sorpresa e rabbia, ma l’altro le fa cenno di andare. Avanza a piccoli passi, evitando accuratamente di guardare il cadavere senza testa e il sangue sul pavimento che finalmente ha smesso di colare dal tavolo.

«Come ti chiami?»

La ragazza osserva il fucile che le punta contro.

«Rosaria.»

Le fa l’occhiolino con l’unico occhio. «Rosaria?»

«Sì, mio nonno era di origini italiane, siciliano,» spiega lei, come se fosse abituata a farlo.

«Bene, Rosaria, adesso ascoltami attentamente, voglio che tu perquisisca le persone presenti in questo locale e che prenda tutti i cellulari, li spenga e li posi sul bancone. Hai capito bene quello che ti ho detto?»

La ragazza annuisce e si muove per cominciare la perquisizione.

«E… Rosaria?» la interrompe, «quando avrai finito, controllerò come hai eseguito i miei ordini, e se dovessi scoprire che hai dimenticato anche solo un cellulare…» Non finisce la frase, non ce n’è bisogno. Mentre la ragazza si aggira tra i clienti, lui si volta verso il cuoco. «Cazzo, ma vuoi tirare giù quelle mani? Sembri una scimmia dello zoo che aspetta la banana.»

Sul volto dell’uomo compare un’espressione sorpresa, e lentamente porta le braccia lungo i fianchi. Annuisce soddisfatto, poi si dirige alle ampie vetrate e, dopo aver lanciato uno sguardo all’esterno, abbassa le veneziane. Infine, torna al bancone.

«Okay, come ti chiami?»

«Norman,» risponde velocissimo, come se fosse a un concorso a premi.

«Allora, Norm, devi fare ancora qualcosa per me. Vuoi?»

 

La porta della caffetteria si apre e ne esce l’uomo di nome Norman, trascinando il corpo senza testa, che si lascia dietro una scia di sangue, come una muta e tragica testimonianza di ciò che è successo poco prima. Norman percorre una decina di metri e poi lo lascia andare. Quindi lo copre con una tovaglia che tiene stretta sotto l’ascella, lasciando scoperte solo le scarpe, in modo che chiunque si avvicini capisca che lì sotto c’è un cadavere. Infine, dopo essersi segnato con la croce, torna all’interno del locale.

«Bravo, Norm. Va’ dietro il bancone e dammi una birra,» esclama sorridendo il pirata.

Norman fa ciò che gli ha ordinato e spilla una birra chiara, posandola davanti a lui, che nel frattempo si è tolto cappello e spolverino e li ha appoggiati sul bancone. Si ferma per un momento a rimirarsi nello specchio alle spalle di Norman. L’immagine riflessa è quella di un uomo con i capelli lisci e lunghi fino alle spalle, che indossa una maglia completamente nera, senza maniche; i muscoli delle braccia guizzano rapidi a ogni suo movimento. Una terribile cicatrice parte dalla spalla sinistra e solca il braccio fino al polso, risaltando sulla pelle abbronzata. Il volto è spigoloso e, nonostante la barba di un paio di giorni, ha un aspetto piacevole, se non fosse per quella benda nera che gli conferisce un’aria poco rassicurante.

«E adesso? Cosa facciamo?» chiede Norman con un filo di voce.

Lui lo guarda con l’unico occhio che gli rimane. «Adesso… aspettiamo!» E butta giù un lungo sorso di birra.

 

***

Vi ricordiamo che “Momento critico” di Paolo La Paglia sarà disponibile in tutte le librerie dal 21 aprile!

Di seguito i link di alcuni store in cui potete già pre-ordinare l’ebook e il cartaceo!

 

Sito (ebook)
Sito (cartaceo)
Amazon (ebook)
Amazon (cartaceo)
Kobo
Google
***

 

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *