Anteprima gratuita – Figlia unica – Sunny Valerio
Vi lasciamo una piccola anteprima gratuita della nostra prossima uscita, il romanzo paranormale Figlia unica di Sunny Valerio. Buona lettura!
Capitolo 1
La fioca luce pomeridiana stagliava profili taglienti sulle assi del pavimento: parevano falangi ossute, in paziente attesa di afferrare la loro preda, ma le bambine erano indifferenti a quella minaccia. L’aria era gelida, tanto da alterare i colori della camera condivisa dalle due sorelle. Niente era risparmiato da quel velo smorto che si adagiava ovunque lo sguardo mirasse, ma anche ciò non turbava le bambine. Loro continuavano a giocare in apparente serenità.
«Fa’ piano, che la mamma si sveglia! Sta riposando!»
«Ma come faccio a fare la Regina di Cuori sottovoce? Urla: tagliatele la testa!»
Matilde arricciò il naso e socchiuse gli occhi in due sottili fessure in cui le iridi quasi non si scorgevano più. Rachele non tardò a imitarla.
«Io non ci vado in punizione un’altra volta per colpa tua.»
«Ma se la mamma ti perdona sempre tutto!» la liquidò Rachele minimizzando il tono polemico di sua sorella.
«Non è vero, è sempre solo me che rimprovera, a te non dice mai niente.» Matilde tentò di respingere quel nodo fermo in gola, ma la sua voce minacciò di lasciarsi andare alle lacrime.
Non le piaceva bisticciare con Rachele. Quando la mamma la puniva, doveva trascorrere ore e ore in soffitta, da sola, e lì non c’era niente che le interessasse: solo disordine, oggetti vecchi e sfasciati e tanta polvere che la faceva starnutire di continuo. Le era concesso un solo libro, ma non era la stessa cosa leggere le favole ad alta voce senza sua sorella. Rachele quasi sempre pretendeva per sé le parti più belle perché era la maggiore. In fondo, però, Matilde si divertiva un mondo quando faceva la voce grossa per interpretare i personaggi cattivi: doveva ammettere che la Regina di Cuori le veniva proprio bene.
«Hai controllato se la mamma ha chiuso la porta della camera da letto?»
Matilde si voltò in cerca dello scorcio da cui avrebbe visto la stanza dei genitori. L’ora del riposo pomeridiano era sacra.
«Mi sembra di sì!»
Non potevano ancora andare a giocare in giardino. Fuori faceva molto freddo e la loro baita era affogata da una coltre di neve intatta. Matilde non vedeva l’ora di tornare a spaventare Rachele con i grilli che catturava sui fili d’erba.
Una volta, quando erano più piccole, le aveva addirittura fatto trovare nel letto una scatola piena di quegli animaletti. Aveva atteso che Rachele sollevasse il coperchio della cassettina, mentre lei se ne stava rintanata in silenzio tombale nell’armadio a muro, sbirciando tra le ante schiuse. Quando aveva scorto la faccia inorridita di sua sorella che fissava il fondo della scatola era uscita allo scoperto. Non capiva come mai i grilli non eseguissero il suo ingegnoso piano per spaventarla.
Rachele poi aveva cominciato a urlare, e lei aveva sentito le lacrime scivolarle lungo il viso. I grilli erano tutti morti. Non doveva andare così, non voleva certo che morissero per colpa sua, ma ormai era troppo tardi.
A quel ricordo Matilde perse un po’ la voglia di tornare a cacciare d’estate i piccoli insetti salterini. Non le era mai stato chiaro se quelli marroni fossero maschi e quelli verdi femmine, comunque le piaceva immaginare che fosse così. Le cavallette no, quelle le facevano proprio schifo e non aveva il coraggio di toccarle.
«Alice, vuoi rispondere o no alla Regina di Cuori, che ti taglia per davvero la testa se non dici niente?» La voce di Rachele la richiamò mentre fissava sovrappensiero il paesaggio oltre le tende. Matilde trasalì, attraversata da un brivido.
«Sì…»
E tornarono alla loro favola.
***
«Matilde! È pronto, scendi!»
La voce della mamma riecheggiò nella camera qualche ora dopo, mentre se ne stavano tranquille, guardando le immagini dei grandi libri di favole.
Erano intente a scrutarne una del Pifferaio Magico che suonava il suo strumento seguito dalla scia di topolini. A Matilde non era mai andata molto a genio quella storia, invece a sua sorella piaceva tanto.
Al richiamo della mamma, abbandonò per terra il tomo poggiato sulle gambe e si voltò verso Rachele, solo per incitarla a far presto. Ma sua sorella le fece segno di andare per prima.
«Vengo subito,» le bisbigliò.
«Dai, vieni con me! La cena poi si raffredda e la mamma si arrabbia!» Matilde, nel frattempo, fu già fuori dalla camera.
«Ti sei lavata le mani?» domandò Brigitte versando nel piatto di sua figlia la zuppa di quella sera. Poi sorrise a suo marito Christopher e afferrò anche il suo piatto.
«Sì mamma.» Matilde suonò poco convincente.
Brigitte temeva che da un momento all’altro la sua bambina cominciasse a parlare di Rachele o la richiamasse a gran voce, ma con immenso sollievo non accadde ancora. Negli ultimi tempi stava diventando il suo tormento. Si lasciò cadere sulla sedia sgangherata, rimasta da tempo in attesa delle cure del falegname di casa. Sospirò, tentando di rilassarsi; augurò “buon appetito” per scrollarsi di dosso gli occhi fissi su di sé dopo quel cenno di stanchezza.
Brigitte prese a scrutare con attenzione la piccola, seduta di fronte.
«Ti piace, tesoro?»
Non era mai abbastanza riempirsi gli occhi della meraviglia di cui sembrava fatta.
Le aveva tagliato i capelli. Matilde aveva insistito per la frangia e le stava davvero bene: incorniciava il viso perfetto punteggiato dalle lentiggini. Quelle le aveva prese da lei, come in parte il colore dei capelli, ramati. Occhi grandi e castani, carichi di quell’ingenuità infantile che Brigitte si domandava se crescendo l’avrebbe mai abbandonata. Sembrava fatta semplicemente in quel modo: dolce e ingenua.
«Allora, come stanno le mie donne? Matilde! Non mi hai neanche salutato,» fece notare il papà.
Le narici di Brigitte erano solleticate dall’odore di segatura, impregnato com’era negli abiti di Christopher: aveva una falegnameria. Nella piccola Cadria suo marito era l’unico a svolgere quel mestiere e riusciva a mantenere la famiglia più o meno senza difficoltà.
Matilde, trasalendo per la sua dimenticanza, abbandonò le posate per alzarsi e correre ad abbracciarlo.
«Ciao papino!» Si strinse a lui, affondando il viso nel suo ampio torace. Christopher contraccambiò la stretta, poi le diede qualche colpetto per farla tornare alla cena.
«Oggi sei stata piuttosto silenziosa Matitina, cosa hai fatto tutto il pomeriggio? Hai ancora letto favole?»
Brigitte si portò il cucchiaio alle labbra che di riflesso si contorsero in un’espressione afflitta scontrandosi con la zuppa ancora bollente.
«Mamma, ti sei dimenticata di soffiare!»
La madre annuì tentando di mandar giù il cibo. Poi sorrise e bevve un sorso d’acqua fresca.
«Io e Rachele abbiamo giocato ad Alice Nel Paese delle Meraviglie. Poi a Barbablù e poi a Raperonzolo!» Matilde subito si coprì la bocca con le mani, parve pentita di ciò che aveva appena detto.
Ogni traccia del buon umore di Brigitte, che con fatica aveva cercato di mantenere quella sera, scomparve, lasciando spazio alla familiare angoscia, costante delle sue giornate da quando il nome di Rachele balzava fuori dalle labbra di sua figlia.
Brigitte scambiò un’occhiata carica di mille interrogativi con suo marito. Erano ormai numerose le notti in cui i suoi incubi non le lasciavano spazio per riposare. Di nuovo Eva con i suoi disegni e le sue mani magre, cadaveriche, che si muovevano spasmodiche su innumerevoli fogli sparpagliati ovunque, in cui non faceva altro che ritrarre sempre e solo gli stessi soggetti: due bambine, Matilde e quella che sapeva portare il nome di Rachele. Peccato che non esistesse nessun’altra bambina in casa sua.
Ormai una nuova notte era alle porte. Brigitte stava imparando a temere il momento in cui socchiudeva le palpebre per lasciarsi cullare dal sonno. Non voleva rivedere Eva, era stata spaventosa in vita, la sua immagine onirica da defunta era ancora più intollerabile.
Ma tutto dipendeva da quella Rachele.
Finirono la cena in un innaturale silenzio.
***
Matilde corse in camera sua. Sua sorella non era scesa per cena e doveva dirgliene quattro, l’aveva dovuta coprire tutto il tempo.
Varcò la soglia della stanza e la trovò dove l’aveva lasciata.
«Ma mi dici cosa hai fatto? Perché non sei scesa per cenare?» Fissò Rachele, che non accennò a cambiare espressione. «Per fortuna che mamma e papà non se ne sono accorti. Non penso che siano arrabbiati con te. Ma io ti ho coperto, sappilo. Mi devi un favore!»
«Va bene, quando capiterà, anch’io ti aiuterò. Come ho sempre fatto, sorellina.» Rachele sorrise tranquilla, non sembrava affatto preoccupata.
«Vogliamo darci la buonanotte io e la mia principessina?»
Il papà si presentò sulla soglia della loro cameretta e attese un fragoroso «Sì!»
Matilde si tuffò sul letto morbido e attese che lui la raggiungesse. Rachele rise, assistendo alla scena; si scambiarono un’occhiata di intesa.
Il rito della buonanotte seguì il suo naturale corso: fecero naso-naso, si abbracciarono e ricordarono l’un l’altra quanto bene si volessero. Poi fu il turno della mamma, che prima di lasciarla dormire le domandò se si fosse lavata i denti.
«Sei arrabbiata?»
«Perché dovrei? Tesoro mio…»
Matilde accettò di buon grado la risposta della mamma. Poi vide i genitori dirigersi fuori dalla camera.
«Mamma, papà, non date la buonanotte anche a Rachele?»
Rachele la guardò sgranando gli occhi e Matilde le sorrise, fiera di aver provveduto a quella dimenticanza dei genitori.
La mamma aveva sempre quella strana espressione.
«Buonanotte, tesoro.»
«Buonanotte!» risposero in coro le sorelle.
Prima di spegnere l’abat-jour attesero cinque minuti. Giusto il tempo di guardarsi ancora negli occhi.
***
Vi ricordiamo che Figlia unica di Sunny Valerio sarà disponibile in tutte le librerie dal 16 dicembre
Di seguito i link di alcuni store in cui potete già pre-ordinare l’ebook e il cartaceo!
Sito Nua Edizioni (ebook)
Sito Nua Edizioni (cartaceo)
Amazon (ebook)
Kobo
***
Lascia un commento