Anteprima gratis – La morte ti giudica – Anne Coates

Copertina del libro La Morte ti Giudica dell'autrice Anne Coates, casa editrice Nua Edizioni

Anteprima gratis – La morte ti giudica – Anne Coates

Vogliamo condividere con voi un estratto della nostra prossima uscita!

Di seguito potete leggere gratuitamente il primo capitolo del thriller “La morte ti giudica” di Anne Coates.

Buona lettura!

1

Gennaio, 1994

 

La prima cosa che la colpì fu la puzza. Le diede la nausea. Un insieme di odori, sostanze chimiche e il sentore metallico del sangue, amalgamati in un’unione diabolica. Un’unione che minacciava di farla vomitare. Si premette un fazzoletto sul viso, cercando di tenere sotto controllo il proprio respiro e la voglia disperata di scappare dalla stanza. Man mano che i suoi occhi si abituavano all’oscurità, mise a fuoco il caos: la sedia rovesciata, il bicchiere rotto, il contenuto della valigetta di Liz sparso sul pavimento. Poi la sua mente prese consapevolezza di ciò che il cuore non voleva accettare: il corpo inerte di Liz, abbandonato sulla sedia da dentista improvvisata. Riuscì a compiere i quattro passi che la separavano dal cadavere, e dall’assoluta certezza che Liz Rayman fosse morta.

«Bene, ripercorriamo tutto un’altra volta. Lei è arrivata alle 18:50. Non c’era nessuno quando è entrata in chiesa, e non ha visto nessuno quando ha sceso le scale, diretta alla stanza occupata dalla signorina Rayman.»

«No.» Hannah bevve un po’ d’acqua dal bicchiere che le era stato porto dal giovane agente. «Cioè sì, è giusto.» Aveva ancora in bocca il sapore della bile che aveva vomitato sui gradini, subito dopo aver chiamato la polizia. Grazie al cielo, esistevano i cellulari; le sue gambe non ce l’avrebbero mai fatta a portarla fino a una cabina telefonica. Scosse le spalle. Qual era il senso di quelle domande? Doveva essere ovvio persino per il sergente di polizia, seduto sull’altro lato del tavolo della sagrestia, che non era lei l’assassina.

«Da quanto tempo conosceva la signorina Rayman?»

Conosceva. La scelta dell’uso del passato le fece detestare quell’uomo. Che stronzo insensibile. «Da dieci anni,» rispose con calma. Da sempre, puntualizzò il suo cuore. Liz era stata la sua vera anima gemella. Si erano conosciute a una festa di Capodanno, organizzata da un amico comune che aveva un piccolo appartamento a Fulham. Sembrava che tutti si conoscessero tranne loro, che si erano avvicinate l’una all’altra. Erano andate alla festa da sole, ma dato che nessuna mostrava interesse per gli uomini presenti, avevano deciso di tentare la fortuna altrove. Quella notte, avevano parlato di libri. E dai libri erano passate al teatro, la loro passione condivisa. Avevano brindato al nuovo anno con lo champagne e si erano separate alle prime luci del giorno.

Liz le aveva telefonato pochi giorni dopo, per invitarla al nuovo spettacolo di Ayckbourn. Da quel momento in poi, la loro amicizia era germogliata, mentre ognuna frequentava uomini diversi fino alla decisione di Liz di prendersi un anno sabbatico dall’odontoiatria, per unirsi a un ente medico di beneficenza in Africa. Decisione che Hannah aveva trovato incomprensibile e dolorosa. Liz se n’era andata prima che lei partorisse la bambina destinata a portare il suo nome.

«Dieci anni,» ripeté in un sussurro. Rabbrividì. Il freddo si era infiltrato sotto il pesante cappotto e la sciarpa. Era gelata. Lo shock per quello che aveva visto le annebbiava la mente. Le mani cominciarono a tremarle così forte che rovesciò un po’ d’acqua dal bicchiere di carta stretto tra le dita. Lo appoggiò sul tavolo.

«E cosa ci faceva qui, questa sera?» Gli occhi del sergente, le cui zampe di gallina facevano pensare che l’uomo possedesse anche un lato divertente, erano arrossati dalla stanchezza o forse da qualche problema di salute. Aveva capelli grigio topo che avevano bisogno di un taglio e si arricciavano leggermente sopra il colletto della camicia. Non c’era niente da topo nel modo in cui la fissava. Sembrava più lo sguardo di un ratto.

Hannah avrebbe voluto mettersi a urlare. Gli aveva già spiegato perché si trovava lì: lei e Liz si erano organizzate per incontrarsi alla “missione” – come la chiamava lei – prima di uscire a cena. «Doveva dirmi una cosa importante.» E non voleva farlo nel ristorante italiano lì accanto, dove i tavoli erano talmente attaccati che si potevano sentire i respiri dei clienti vicini, figurarsi i segreti. La incuriosivano sia la notizia che l’amica voleva darle sia il posto in cui lavorava una volta a settimana, offrendo cure odontoiatriche e consigli agli abitanti più poveri della periferia di Waterloo. Bull Ring. La città di cartone.

Hannah, che conosceva bene la zona da quando ancora lavorava all’IPC Magazines, era passata davanti alla chiesa di St. John innumerevoli volte, ma non vi era mai entrata. Per lei, le colonne greche dell’edificio erano un semplice punto di riferimento che indicava che si trovava nella zona a sud del Waterloo Bridge. Era intrigata dal fatto che l’amica esercitasse lì. A quanto pareva, il prete che sovrintendeva la mensa dei poveri aveva incontrato Liz in Somalia, durante una raccolta fondi a fini di beneficenza, e l’aveva persuasa ad aprire un ambulatorio facendo leva sul suo buon cuore.

Gran bella clinica, aveva pensato Hannah. Liz doveva portare con sé tutti gli attrezzi e gli strumenti, per poi sterilizzarli nel suo studio a Barbican. Siccome non aveva un assistente, annotava le condizioni dei suoi pazienti in un dittafono.

«Il dittafono!»

«Come, signorina?»

«Cercate il suo dittafono! Liz lo usava per prendere appunti, magari ha registrato qualche indizio, la voce dell’assassino…» Fece per alzarsi dalla sedia ma, notando il sorriso condiscendente del sergente, più che altro una smorfia, tornò a sedersi. Si prese la testa tra le mani. Presto si sarebbe svegliata e quell’orribile interrogatorio sarebbe svanito dalla sua mente.

Chiuse le palpebre e subito le riaprì, per scacciare l’immagine del corpo senza vita dell’amica: la gola squarciata, gli occhi che la fissavano da un viso incredibilmente composto per qualcuno assassinato in modo tanto brutale. D’un tratto si rese conto che, se fosse arrivata un po’ prima, avrebbe assistito all’omicidio. Una testimone morta, puntualizzò una voce dentro di lei. Perché l’assassino di Liz avrebbe dovuto lasciarla vivere?

«Scusi,» disse e si voltò appena in tempo per vomitare nel cestino della carta.

«La faccio accompagnare a casa da una volante.»

Pallida in viso, Hannah gli rivolse un cenno di ringraziamento. Pochi minuti più tardi, una giovane poliziotta la scortò attraverso i corridoi della cripta. Mentre oltrepassavano la stanza che era stata l’ambulatorio di Liz, fu investita da un lampo di luce. Un fotografo stava immortalando il cadavere da ogni angolazione possibile. Hannah si strinse le braccia attorno al corpo. Non c’è alcuna dignità, e di certo nessuna privacy, nella morte, pensò. Non in quella violenta, almeno.

L’aria gelida della notte fu come uno schiaffo in faccia. Dietro il nastro della polizia, sui gradini della chiesa, si era radunata una piccola folla. Due agenti aprirono un passaggio per lei e la sua accompagnatrice. Percepì dei bisbigli e poi un urlo.

«Ehi, signora! Che diavolo sta succedendo qui?»

Si voltò nella direzione da cui proveniva la voce, e il suo sguardo fu catturato da una figura autorevole, che sembrava ergersi una spanna sopra le altre. La criniera di capelli bianchi era pettinata all’indietro. Aveva un viso segnato e lineamenti duri. Aveva una postura orgogliosa nonostante portasse vestiti a brandelli e si trascinasse dietro tutti i suoi averi in una valigia ammaccata.

Hannah scosse la testa, grata per il braccio solido della poliziotta. Mentre l’auto si allontanava, si guardò indietro e vide che l’uomo sembrava fissarla. Forse uno dei pazienti di Liz. Silenziosamente, le lacrime iniziarono a rigarle il viso. Se le asciugò con il dorso della mano. La poliziotta le porse una mentina extra-forte.

«Lo porto sempre con me, ora.» Sorrise e Hannah notò le ombre scure sotto i suoi occhi. «Non credo che mi abituerò mai.»

«Mi auguro di no,» rispose lei, sperando di liberarsi dalla terribile immagine del cadavere della sua amica e dalla domanda che le risuonava nella testa: Perché Liz? Perché?

 

Vi ricordiamo che il romanzo sarà disponibile in tutte le librerie e online.

Di seguito i link di alcuni store in cui potete trovare l’ebook

 

Sito

Amazon

Kobo

Google

 

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *