Anteprima – Adam – Lucia Moreschi

Anteprima – Adam – Lucia Moreschi

Vi lasciamo una piccola anteprima gratuita della nostra prossima uscita!

Stiamo parlando del thriller psicologico “Adam”, dell’autrice Lucia Moreschi.

Buona lettura!

Prefazione

 

Ho troppo buio dentro.

Un buio che mi soffoca. Riesco a sentirne l’odore. Me lo porto addosso, appiccicoso, viscido come melma.

Sono stanco.

Sono giunto alla fine e vorrei che tu mi perdonassi per questo. Sono certo che lo farai.

Magari con calma, mordendoti le labbra ogni giorno, ma imparerai a lasciarmi andare.

Spero che potrai capire perché non ho saputo parlare. Non ti ho mostrato l’orrore, l’odore stagnante, il percorso che a volte il nero scava dentro l’anima. Non vorrei mai che ti entrasse nelle vene.

Noi che amavamo librarci nel vento, come due gabbiani bianchi e chiassosi, che scavalcavamo le onde dei giorni e riuscivamo a prenderli a calci. Pensavamo di poter muovere ogni cosa solo desiderando di farlo, di stringere le braccia attorno al mondo come se per noi fosse troppo piccolo. Di scivolare indenni nei nostri dolci momenti.

Quei tempi sono passati. Ho visto le mie rughe sempre più profonde farsi largo sul mio volto. E quel nero allargarsi a macchia, come sangue.

Perdonami se non so perdonarmi. Se non riesco a respirare. Se questo è il mio ultimo giorno. Se sono precipitato volando sopra le onde che amavamo cavalcare. Se non ho saputo affrontare i tuoi occhi severi.

Ho sopportato troppo e troppo a lungo.

Quando mi troverai pensa che avrò fatto in fretta. Non voglio soffrire oltre, nemmeno una leggera agonia.

Sarà veloce, la morte.

Mi stringerà a sé in un abbraccio dolcissimo. E potrò di nuovo alzarmi in volo.

Conservami in quei ricordi che amavamo. Portami con te, ma lasciami andare.

Tuo, David

Un anno prima

 

1

Un involucro vuoto

Dicembre

 

Dalle vetrate del trentaduesimo piano della Luxury Eating, Victoria Williams osservava con insistenza il panorama avvolto dalla nebbia. Una coltre fatta di grigio e smog circondava come un salvagente ovale i profili dei grattacieli e i sinuosi intrecci delle strade di New York. Nell’ora di maggior traffico sfilavano miriadi di fari bianchi e rossi, come lucciole luminose danzanti. La punta della stilografica di Victoria saltellava sul ripiano del tavolo di vetro emettendo un tic fastidioso e disturbando gran parte dei presenti. Un uomo robusto, con una giacca sbottonata su una camicia rossa, la osservava con fare contrariato. Sedeva alla sua destra e oscillava impercettibilmente la testa in segno di disapprovazione. Victoria lo guardò soffermandosi sui capelli impomatati e sulla bocca carnosa che si mordeva nervosamente. Era divertita dalla spavalderia di quell’uomo e mentre incollava lo sguardo alle sue guance cadenti e rasate con cura, percepì una strana sensazione farsi largo nel petto.

La stessa di chi si sentiva sfidato e sapeva di poter vincere.

Tic, tic, tic.

L’insistere della penna sul ripiano di vetro sembrava avere un unico fine: farlo a pezzi. E Victoria serbava in quel movimento l’intenzione di distruggere, annullare, mutilare: lo scopo per il quale si trovava a fare la manager di una grande azienda come la Luxury Eating.

L’uomo seduto accanto aprì un fascicolo, sollevando uno sbuffo d’aria. Il movimento richiamò immediatamente la sua attenzione e il rumore della stilografica sul tavolo cessò.

«Richard, mi faccia il punto della situazione.»

Victoria serrò le mandibole accentuando il profilo spigoloso del viso e si passò una mano tra i capelli biondi perfettamente in ordine.

«Dottoressa, dovremmo discutere della questione degli aiuti cuoco. Proporrei di mettere ai voti la decisione, che ne pensa?» Richard pronunciò quelle parole tutte d’un fiato, allentandosi il colletto della camicia con le dita grassocce.

Victoria sorrise compiaciuta dall’effetto che la sua presenza provocava e pensò che mancasse davvero poco alla morte per asfissia del povero Richard. Una morte che avrebbe collezionato volentieri nella lista delle sue vittorie.

«Respiri, Richard, respiri! La faccenda di cui parla è molto più semplice di quanto crede. Metterla ai voti è fuori questione. Ha sempre voglia di fare il primo della classe, eh?» Si sporse di lato col busto fino a sfiorarlo e odorò il suo dopobarba dalle note legnose.

L’uomo arrossì fino all’attaccatura dei capelli, prematuramente radi alla sua età.

Victoria gongolò come un pavone in fase di accoppiamento, inclinò la testa da un lato e lasciò vagare lo sguardo sui presenti, seduti composti al tavolo ovale. Buttò un’occhiata alla stanza spoglia: oltre al tavolo vedeva solo un armadio pieno di scartoffie aderire alla parete spatolata. Accanto alla porta d’entrata trionfava una pianta di cactus dritta come un dito puntato al soffitto. Le spine di quella pianta le si addicevano, pensò Victoria. Erano perfette in quel contesto.

Senza scomporsi di un millimetro proseguì il discorso: «Avanti, Richard, mi passi quei documenti, basta una sola firma per liquidare la questione!» Si alzò di scatto mostrando di proposito il profilo sinuoso fasciato in un tailleur di seta nera.

Il suo completo da donna d’affari.

Nella stanza echeggiò il rumore dei tacchi. Percorse il perimetro completo del tavolo sovrastando le teste dei suoi cinque collaboratori. Persone senza spina dorsale, prive di qualsiasi personalità. Sapeva di avere in pugno ognuno di loro e quel gioco al massacro le piaceva, perché la metteva al centro di una posizione di potere. Per una come lei stare al vertice era uno stile di vita, una priorità, una porta aperta a un mondo che la accarezzava come fosse un felino in via d’estinzione.

 

 

***

Vi ricordiamo che “Adam” di Lucia Moreschi sarà disponibile in tutte le librerie dal 10 marzo!

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